Fumo, cibo, sedentarietà, sentimenti, ossessioni, social, WhatsApp. A pensarci bene qualche altro vizio c’è.
Diciamolo chiaramente. Qualcuno di questi vizi non comporta grandi problemi, o eccessive rinunce o sacrifici o prezzi di chissà quale portata.
MA, alcuni di questi VIZI – ovvero CATTIVE ABITUDINI – SI.
Tra le cattivissime abitudini ci sono quelle legate ai pensieri: quelle frasi poco stimolanti, deprimenti e persino denigratorie che amabilmente riusciamo a formulare verso NOI STESSI, i nostri SOGNI, persino i NOSTRI OBIETTIVI, il nostro RUOLO, il nostro *aggiungici quello che vuoi*.
Attenzione però: buone o cattive, le abitudini condizionano tutte il comportamento.
Rappresentano una consuetudine a cui siamo quasi affezionati, tanto da veicolare e direzionare il nostro modo di pensare.
DOVE SONO LE “ABITUDINI”?
Si trovano nella parte basale del nostro cervello (detto Basal Ganglia) che peraltro è proprio la sede degli istinti, ma anche dei sentimenti che attiviamo in modo inconsapevole e primitivo.
Certo, ci siamo evoluti.
Ed insieme al nostro cervello basale si è – per così dire, ma mica poi tanto – formato un cervello NUOVO, posizionato nella corteccia frontale. In questa parte del nostro cervello esiste la FORZA DI VOLONTA’, ed insieme la disciplina, che da qui hanno origine.
Detto così, tutto facile, NON TI PARE? Basta decidere di cambiare un comportamento e tutto funziona.
Eppure nella realtà, nulla è così semplice se parliamo di modificare un’abitudine.
Vuoi vedere cosa risponderesti alla proposta di cambiarne una?
“Non ci riesco, e che ci posso fare… è più forte di me.”
Ti suona?
Pensaci: rinunciare alla nutella, al controllo del cellulare sull’accesso del tuo partner in whatsapp, fumarti la sigaretta dopo il caffè, pensare che non saprai mai far carriera, che il tuo collega è sempre migliore di te, che non riuscirai ad ottenere ciò che vuoi…
Di per sé ovviamente, non sono tutti un problema. Ma qualcuno di questi VIZI (di pensiero anche) forse, con il tempo e la modalità, lo diventano.
E sembra che i comportamenti non dipendano più da te: ti viene, è così che sei fatto! VERO?
Già. Così sei fatto.
E se di colpo qualcuno ti dicesse che non sei fatto così, ma ti stai disegnando così (per citare una frase famosa di Jessica Rabbit nel film di “suo marito”).
Eccoci al punto: tu non sei fatto così. Ti sei organizzato così. Ti sei disegnato pensieri, forme, immagini e quindi comportamenti così bene. Li hai esercitati in modo così attento e pedissequo da aver pensato di ESSERE un tutt’uno con la tua abitudine.
BENE. IL BELLO INIZIA ORA.
Di cattive e insane abitudini si può cambiare.
Definiamo subito cattive abitudini: sono tutti quei comportamenti che non ti fanno bene perché NON PRODUCONO IL RISULTATO che ti auspichi.
Di solito hanno a che fare con scarsa autostima, incapacità di gestire emozioni, e continui giudizi verso te stesso.
COME SI CAMBIA?
La chiave risiede nel tuo cervello NUOVO e nel sapere come utilizzarlo per cooperare e gestire le abitudini del cervello istintuale. Si proprio COOPERARE.
I due cervelli non sono separati. Appartengono a te. Per questo per CAMBIARE è fondamentale farli cooperare.
ALLORA SI. SI PUO’ CAMBIARE ABITUDINE.
E per farlo ci sono molti strumenti. Charles Duhigg ad esempio si è concentrato sulla conoscenza delle abitudini. Jeremy Dean ugualmente ha scritto un elaborato interessante su “MAKING HABIT BREAKING HABIT”, (ROMPERE LE ABITUDINI PER ABITUDINE). Altri approcci suggeriscono di utilizzare la Consapevolezza (questa grande nominata e grande assente) e l’essere presenti momento per momento al fine di prendere decisioni ponderate e non reattive. Ad esempio, la CBT, ovvero la Control Behaviour Therapy suggerisce di utilizzare una serie di emozioni e sentimenti positivi nell’agire il proprio comportamento e nel fare azioni.
E poi ci sono altri due strumenti come la PNL (programmazione neuro linguistica, aggiungo quella fatta bene) che suggeriscono di attivare l’inconscio (ovvero la parte profonda di tutti noi) per suggerire alternative di comportamento alle abitudini e di elaborare un’immagine della mente dell’abitudine e del comportamento che si intende cambiare e modificarlo con il comportamento desiderato. Tutto al fine di “riprogrammare” la propria mente e i propri sentimenti associati a quella specifica abitudine. Esiste uno strumento specifico per effettuare questa riprogrammazione che si chiama: SWISH.
In ogni caso, quale che sia lo strumento che scegli, queste sono le tre azioni per cominciare a CAMBIARE ABITUDINE
1) Valuta il cambiamento. Non si può cambiare nulla senza avere una buona ragione, dove per ragione intendiamo un VALORE reale, percepito e percepibile di GUADAGNO nel modificare l’abitudine. E’ fondamentale immaginare in modo vivido e presente che tipo di persona vuoi diventare dopo il cambiamento. Tutti i tipi di vantaggio che quel cambiamento ci sta portando. Solo in questo modo è possibile instillare un’urgenza del cambiamento ed essere proattivi rispetto al voler cambiare. Insomma, per cambiare assicurati che ne valga la “pena”… Non solo oggettivamente, ma SOGGETTIVAMENTE.
2) Strategizza il cambiamento. Questo secondo punto rappresenta la parte tecnica del cambiamento. Tutte le abitudini hanno un grilletto, un meccanismo automatico incline a produrre dei vantaggi per noi. Ti sembra strano ma è così: pure le pessime abitudini comportano vantaggi- Attraverso lo swish è possibile cambiare elementi per disattivare i grilletti, utilizzando un processo di modifica delle immagini mentali e trovare il modo per soddisfare il c.d. vantaggio in modo più sano.
3) Identificati con il cambiamento. Un uomo saggio come Ghandi diceva: sii il cambiamento che vuoi vedere accadere nel mondo. Ebbene, per potere modificare le abitudini è necessario identificarti con il TIPO DI PERSONA che DESIDERI DIVENTARE. Ad esempio, qualora volessi smettere di fumare, dovrai identificarti con quella parte di te che presta attenzione a cosa mette nel suo corpo, alle sostanze che ingerisce. In questo modo, aderendo all’immagine di te che vuoi diventare, avrai la possibilità di INSEGNARE al cervello altre possibilità di azione. In fin dei conti anche fumare è solo un modo per soddisfare un “vantaggio”, un “bisogno” secondario.
Questa identificazione deve essere ripetuta più volte, nel tempo, affinché il CAMBIAMENTO sia sempre più percepibile, misurabile e attivabile.
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