Affidarsi alla guida di un professionista dell’aiuto alla persona va spesso contro l’idea che la vita vada vissuta solo con le proprie forze e che il non farcela da soli sia sinonimo di debolezza.
Affrontiamo la vita con continui sforzi di volontà, che rendono ogni piccola cosa una conquista difficile. Viviamo in un clima di tensione costante, in cui anche un raffreddore improvviso diventa un imprevisto intollerabile. Nella nostra serrata quotidianità non c’è spazio per rallentare, fino a quando non si viene allettati da un mal di schiena o fino al sopraggiungere delle meritate vacanze, pure organizzate con lo sforzo necessario a far rientrare in quindici giorni, programmati a tavolino, l’essenza di quella vita che si vorrebbe meritare un po’ ogni giorno. Tuttavia, ogni giorno non c’è spazio né tempo per meritarsi quel po’ di benessere in più, per guardare l’orizzonte e valutare dove si sta andando e dove (e come) si vorrebbe andare invece. Ogni giorno ci si tuffa a testa bassa nelle pratiche manuali o intellettuali che definiscono il nostro lavoro, ruolo o impegno sociale. Pancia a terra, come in trincea, come se la sopravvivenza dell’umanità dipendesse da noi.
Ecco, questo è il personaggio melodrammatico nella telenovela della nostra vita. La vittima predestinata, che trova le colpe di tutto ciò che non va in fattori esterni, in tutti gli altri, dai propri genitori ai propri figli, passando per colleghi, insegnanti, il sistema, la crisi. Nella nostra migliore interpretazione siamo abilissimi a colpevolizzare perfino noi stessi, per tutto ciò che sfugge al nostro controllo o che non siamo stati ancora capaci di fare o di fare bene.
Finché ci crogioliamo in questo stato non saremo in grado di attivarci e prendere in mano la piena responsabilità della nostra vita e delle nostre azioni. Persistendo nel sentirci vittime di entità fuori dal nostro controllo, continueremo a passare il tempo lamentandoci di ciò che non funziona, recriminando errori passati e raccogliendo prove della colpevolezza dell’imputato di turno. Al tempo stesso, in quanto vittime predestinate, rifiuteremo qualsiasi aiuto professionale che ci porti a riconsiderare la nostra vita, i nostri valori e le nostre priorità, e a ridisegnare le nostre azioni in modo funzionale al raggiungimento del benessere a cui davvero aspiriamo. Rifiuteremo quell’aiuto perché la vita è sudore e fatica ed è fatta della concretezza di cose che vanno fatte, di soldi che si guadagnano e si spendono, di corse contro il tempo e non di belle parole e teorie irrealizzabili.
Interpretare il ruolo della vittima nel romanzo della nostra vita ci farà guadagnare l’innocenza, illusi di averci provato con tutte le nostre energie senza sprecare tempo in inutili fantasie, ma ci regalerà anche l’impotenza dell’elefante che, avendo vissuto incatenato ad un piccolo paletto da quando ancora era un cucciolo, non riesce a guardare oltre e, con un piccolo passo in più, a guadagnarsi la libertà di una nuova prospettiva di vita.
Decidere di farci aiutare da un professionista, vuole dire diventare protagonisti del nostro film d’azione o d’avventura, dandoci l’opportunità di esplorare modalità alternative che ci consentano di agire in modo pienamente respons-abile e nel pieno possesso di tutte le nostre risorse fisiche, mentali, emotive e spirituali. Lasciarci guidare da chi sa come aiutarci a superare gli ostacoli, che spesso da soli ci poniamo, e a mobilizzare anche le nostre potenzialità più nascoste, ci renderà pienamente abili ad affrontare le sfide della vita nel modo per noi più funzionale, smettendo di riciclare modelli acquisiti da altri, o schemi di comportamento magari utili in situazioni passate, ma che non risultano più utili a migliorare il nostro benessere e la qualità della nostra vita.
Buon counseling, coaching e mentoring a tutti!
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