In contatto con noi stessi e con gli altri,
diamo valore alla Comunicazione Empatica
La CNV (Comunicazione NonViolenta coniata da Rosenberg) è considerata uno strumento di comunicazione, ma dopo il corso tenuto dalla collega coach Claudia Coppola, è più corretto dire che è qualcosa di molto di più, in quanto è da considerarsi come un vero e proprio MODO DI VIVERE, di agire, di pensare….
La conoscenza del metodo, ci pone in una condizione di grande CONSAPEVOLEZZA, ci aiuta a diventare consapevoli che ogni giudizio è l’espressione tragica di un bisogno nostro o della persona con cui stiamo comunicando.
Di conseguenza l’osservazione del fatto e il RICONOSCIMENTO del sentimento, ci mette in una condizione di chiarezza rispetto al nostro vero bisogno, che spesso viene mascherato per paura del giudizio.
La formazione di sabato 9 maggio, ci ha permesso di approfondire questa tematica, portandoci a dare il giusto VALORE AD OGNI PAROLA.
Per intraprendere questo viaggio nella comunicazione è necessario riconoscere che c’è differenza tra osservazione ed interpretazione, tra sentimenti e pensieri, tra bisogni e strategie.
Il momento esperienziale nella formazione di sabato 9 maggio
Per poter comprendere e interiorizzare meglio l’argomento, la nostra docente ci ha proposto alcuni work out. L’attività esperienziale si è rivelata calzante: ci ha permesso di rievocare situazioni quotidiane in cui siamo direttamente coinvolti. La parte più complessa e che richiede allenamento e conoscenza è quella di riconoscere il sentimento, a volte per paura non lo si vede perché abituati a prendere in considerazione la possibile risposta dell’altro, prima ancora di chiarire e comprendere il nostro profondo bisogno.
Ma facciamo un esempio concreto:
Una persona mi dice: “Sono stufa. Devo sempre lavare i piatti io”.
Se mi dice così, potrei sentire molto facilmente una critica nelle sue parole e questo porta creare distanza. Potrei essere portata a crederci, a giustificarmi, a scusarmi o peggio ancora a contrattaccare.
Se sono interessata alla conversazione e ad entrare in connessione con il mio interlocutore, è necessario spostare l’attenzione dal l’interpretazione dei fatti al l’osservazione. Quindi verifico chiedendo: “Ti riferisci al fatto che nelle ultime settimane non ti sei sentita aiutata?”. Questo mi permette di chiarire molto bene l’osservazione che di conseguenza porta a stimolare il pensiero su di sé, per poi spostare l’attenzione sui sentimenti provati: “Rispetto a questo fatto ti senti forse frustrata e ignorata…?”. E’ importante che la forma usata sia sempre una domanda, questo perché non possiamo mai sapere come si sente l’altra persona, possiamo solo riconoscere il nostro sentimento. Verifico quindi il bisogno dell’altro, ponendo sempre domande semplici, concrete e dirette: “Hai bisogno di più attenzione da parte mia?” L’obiettivo non è indovinare la cosa giusta, l’obiettivo è la CONNESSIONE. A questo punto sono in contatto con il bisogno dell’altro e ciò crea un ‘ambiente fertile’, una ‘tavola apparecchiata’ per le nostre reciproche richieste e per la ricerca di una strategia condivisa che le soddisfi. La nostra attenzione, la mia insieme a quella dell’altro, è pienamente sulla connessione tra di noi….c’è ACCOGLIENZA, desiderio d’incontro. Si crea una connessione da CUORE a cuore”.
Sintetizzando i passaggi: il primo passaggio è l’OSSERVAZIONE, a seguire, insieme al SENTIMENTO e al BISOGNO mi pongo in connessione, ad approfondire come sta l’altra persona, a cos’è vivo nell’altro, l’ultimo passaggio è la RICHIESTA.
Come utilizziamo la comunicazione empatica nella nostra attività di coaching?
Non è necessario che il coachee conosca il linguaggio CNV. Sono io coach che lo conduco. In fase di definizione dell’obiettivo affianco il coachee nel suo processo di AUTOEMPATIA, aiutandolo a recuperare i fatti, esprimere i sentimenti e riconoscere quindi il bisogno. Messi in luce questi aspetti, come noi abbiamo fatto durante la formazione, sarà necessario accompagnarlo nel l’acquisizione del processo, della possibilità di porsi in modo comunicativo verso l’altro con il fine di SODDISFARE i proprio bisogni attraverso esercizi, work-out, allo scopo di creare una connessione tra l’interno e l’esterno. Infine, portarlo a mettere a fuoco richieste efficaci, in modo positivo, concreto e realizzabile.
Quanto tempo ci vuole per imparare questo nuovo modo di comunicare?
In realtà non si finisce mai di imparare. E’ necessario restare in continua ricerca. Soprattutto ricordando e facendo tesoro di ogni singola esperienza di vita.
Bibliografia
ROSENBERG, M.B. – Esserci Edizioni
- Le parole sono finestre (oppure muri)
- Il linguaggio della giraffa
GORDON, T, La meridiana Edizioni
- Le relazioni efficaci
VAN STAPPE, A. Vallardi Editore
- Quaderno esercizi per comunicare senza conflitti con la CNV
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