I comportamenti target del Coach nelle fasi del processo di Coaching AICP
1. Finalità
Il presente lavoro ha avuto lo scopo di individuare un elenco di comportamenti osservabili utili a valutare, migliorare, avere consapevolezza, monitorare in modo concreto la propria competenza professionale di coach.
Contiene gli aspetti organizzativi e di metodo del gruppo che lo ha realizzato e un importante approfondimento riguardante il punto di vista teorico sul quale abbiamo voluto e dovuto appoggiarci.
Vai alla mappa dei comportamenti
2. Senso di questo lavoro
Ci siamo chiesti:
“Quali comportamenti (target) dimostrano le competenze di un Coach per AICP?”.
Per capire se un professionista è competente una strada percorribile che dà un buon livello di certezza di corrispondenza alla realtà è quella di osservare i suoi comportamenti mentre lavora, vale a dire quelli osservabili. La biografia professionale, il curriculum, gli studi pur essendo ottimi predittori di una determinata competenza, rimangono ottime basi di mera previsione. Il comportamento, o meglio una serie di comportamenti, invece, ne dimostrano l’evidenza.
Certo, ogni competenza è dimostrata da un set di comportamenti spesso lungo e complesso, ma coglierne alcuni, i più “tipici, significativi E SOPRATTUTTO DESIDERATI” che potremmo definire “comportamenti target” ci permette di dimostrare con un buon grado di certezza gran parte di una determinata competenza. In ottica di rendere il prodotto facilmente fruibile abbiamo adottato questa riduzione.
Potevamo partire dalla classificazione delle competenze e poi inserire i comportamenti per ogni competenza; oppure, partire dai comportamenti e dopo inserirli nella competenza di riferimento.
Abbiamo scelto invece un’altra strada, in linea con i precedenti nostri lavori: siamo partiti dal processo, e in particolare dal processo di coaching AICP, risultato di un lavoro completato e presentato nel 2020, e abbiamo inserito i comportamenti target corrispondenti ad ogni fase. Il lavoro che dal processo ci ha portati ai comportamenti si inserisce in un più ampio e naturale lavoro di aggiornamento delle competenze distintive di AICP che l’associazione sta svolgendo.
Contiamo che questo studio si dimostri utile:
- per i neo Coach, nel verificare fase per fase i propri comportamenti più idonei, etici ed efficaci;
- per i senior Coach, nella riflessione sul proprio modo di operare che negli anni tende a trasformarsi verso un proprio stile laddove, se è vero che ne può aumentare la potenza, è altrettanto vero che talvolta rischia di prendere una deriva verso un approccio auto referenziato e non più scientificamente basato;
- per le scuole di Coaching, nel monitorare i progressi degli allievi;
- la commissione di valutazione dei Coach che vogliono entrare in AICP da corsi non riconosciuti;
- per le aziende e i manager che utilizzano il Coaching e devono valutare il servizio di Coaching.
Abbiamo quindi operato un salto coraggioso, non facile rispetto al diretto collegamento ai concetti di competenza, un salto che verrà colmato in fasi successive insieme al tavolo sulle competenze che ha attivato l’area Formazione.
Il valore di questo lavoro emerge in particolare nella scelta di privilegiare il costante collegamento alle fasi del processo di coaching AICP.
Altro valore, che lo rende fruibile, pratico, frutto di esperienza e non solo derivante da teorie, è il metodo di lavoro adottato: rendiamo pubblico il risultato di un confronto tra Coach, atto ad una successiva condivisione tra professionisti.
3. Origini del lavoro e sua organizzazione
AICP in questi anni è stata connotata da una crescita numerica esponenziale per quanto riguarda i Coach associati e le scuole di Coaching che hanno corsi riconosciuti dall’Associazione. Lo sviluppo organizzativo che ne consegue permea oggi l’intera Associazione. Una specifica area nata durante questo percorso è la Ricerca, presupposto essenziale per un agire competente e trasformativo di una organizzazione. Oggi i quest’area afferiscono i referenti Ricerca provenienti da ogni regione italiana, ai quali nel tempo si sono aggiunti alcuni Coach “appassionati di ricerca”. Strutturandosi in tavoli di lavoro-studio, diversi soci hanno aderito e contribuito ai tavoli in base agli argomenti-temi di ricerca che più erano vicini alle scelte di ciascuno.
Questi tavoli hanno prodotto e hanno in corso vari studi e lavori che trovano collocazione nel sito di AICP, a disposizione di tutti i Coach associati.
Il presente lavoro, conseguentemente alla mole di lavoro richiesto, alla complessità del tema, alla diversità di visione in base agli approcci e alle scuole di pensiero sul Coaching e, per ultima ma non di importanza, alla richiesta di confronto che ne è derivata, è stato svolto dall’intero gruppo Ricerca (denominato task force Ricerca). Alcuni momenti hanno richiesto l’attivazione di sottogruppi utili a riassumere e sintetizzare i concetti emersi.
Il Tavolo Consultivo Scientifico Umanistico, nato nel 2021 con compiti di supporto-referaggio, ha effettuato il necessario supporto di revisione e perfezionamento del prodotto finale.
Metodologia: co-costruzione delle regole di osservazione e raccolta
Precedentemente alla stesura della prima bozza dei comportamenti riferiti al processo, il gruppo ha pensato a come definire i criteri di osservazione per arrivare a un comportamento target. Le regole individuate sono state principalmente due e riguardano da un lato la modalità di selezionare qualcosa che possa essere effettivamente un comportamento e dall’altro la modalità per definirlo, ratificarlo in modo funzionale.
Le due regole:
1. lo classifichiamo come comportamento target se:
- è osservabile attraverso i sensi o specifici strumenti (osservazione diretta-indiretta);
- è misurabile in qualche forma;
- c’è concordanza di lettura tra due osservatori;
- supera il test del morto (se un morto lo può fare allora non è un comportamento);
- è significativo per lo scopo nostro.
2. Affinché la definizione del comportamento (target) dia indicazioni significative e consenta di misurarne le dimensioni di interesse deve essere una definizione operazionale; quindi, il comportamento:
- va definito in modo chiaro;
- deve fare riferimento a caratteristiche del comportamento osservabili e misurabili;
- deve essere espresso al positivo;
- deve emergere quando il comportamento si verifica o non si verifica.
In sostanza:
il comportamento diventa “target”, quindi utile, importante per noi, applicabile rispetto ad una fase del processo quando rispetta almeno le due regole precedenti.
Seguendo queste indicazioni, si è così giunti a una prima lista di comportamenti target, raccolta a livello singolo con lavoro fatto a casa e poi riportato in elenco comune. Il gruppo ha poi affinato e sistematizzato l’elenco in successive fasi di lavoro insieme.
4. Risultati
Nel file allegato è evidenziato un elenco di comportamenti target frutto di condivisione, confronto e riflessione. Nello stendere l’elenco abbiamo cercato di farlo rimanere trasversale a vari approcci teorici e modelli di riferimento del singolo Coach.
È una base, non è sicuramente esaustivo e sicuramente sarà un grande stimolo di dibattito e confronto sia per i Coach, sia per le scuole di Coaching.
5. Approfondimento: verso un linguaggio comune
Il presente paragrafo vuole essere spunto di ulteriore riflessione e supporto alla creazione di un linguaggio comune necessario per le successive fasi ulteriori di studio.
La definizione classica di competenza che molto si lega al nostro lavoro può essere la seguente: “La competenza è intesa come un set di indicatori comportamentali affini tra loro e caratteristici della stessa, nonché strettamente connessi al successo lavorativo.”. Vorremmo provare, seppur brevemente, ad andare oltre.
Guy Le Boterf considera la competenza come la risultante del saper agire (saper mobilitare e far interagire le risorse personali come conoscenze, abilità, … e ambientali come le reti di vario genere, i testi di riferimento) del voler agire (motivazione estrinseca e intrinseca) e del poter agire (condizioni sociali che rendono possibile e legittima la presa di responsabilità e di rischio da parte dell’individuo).
Se nelle situazioni caratterizzate da ripetizione ed esecuzione, essere competente è un saper fare e la valutazione delle competenze è controllo, ovvero verifica della conformità alla norma. Diversamente in situazioni complesse e imprevedibili come nel Coaching, essere competente significa saper agire e la valutazione delle competenze è prima di tutto attribuzione del significato, del valore della pratica professionale e del confronto della propria interpretazione della competenza con i referenziali della professione. La disposizione ad agire, l’interpretazione combinatoria, possono essere solo inferiti dall’osservazione dell’attività: la competenza è una interpretazione personale della competenza richiesta, è il saper improvvisare intelligentemente nelle varie situazioni conseguentemente ad esperienza acquisita precedentemente.
Quando si attribuisce a qualcuno una competenza in un determinato campo, in genere ci si riferisce a ciò che: – distingue l’esperto dal neofita; – permette di applicare efficacemente le conoscenze alla pratica; – è alla base di una prestazione eccellente; – assicura il dominio di un problema in situazioni anche molto diverse.
Se è facile illustrare effetti e conseguenze della competenza, non altrettanto agevole è spiegare il fenomeno competenza.
Nella letteratura socio-psicologica e manageriale abbiamo a disposizione più di 160 definizioni diverse di competenza. Quella di Spencer e Spencer (1995) sembra la più ripresa e citata: “La competenza è una caratteristica intrinseca di un individuo causalmente collegata a una performance eccellente in una mansione; si compone di motivazioni, tratti, immagine di sé, ruoli sociali, conoscenze e abilità”.
Più specificamente:
- le conoscenze fanno riferimento al sapere specifico richiesto dalla professione, alla cultura più generale e al sapere organizzativo, inteso come contesto di sistemi e processi organizzativi entro cui si realizza l’attività;
- le capacità sono da intendere come le abilità professionali connesse allo svolgimento dell’attività di lavoro e all’utilizzo delle conoscenze;
- le qualità consistono nelle doti più personali comunque indispensabili sia nell’implementare le conoscenze sia nell’orientare le capacità; sono pertanto connesse al modo di porsi nei confronti del lavoro e della prestazione (realizzazione, determinazione, autonomia), alla gestione delle relazioni organizzative (apertura, positività, affidabilità, responsabilità) e a una dimensione più soggettiva di sviluppo e crescita individuale (flessibilità al cambiamento, equilibrio, creatività).
Trascurando qui l’ampia bibliografia sul concetto di competenza risulta per il nostro scopo utile soffermarci sui fattori costitutivi Il modello di Levati e Saraò (1998), di cui riportiamo i concetti centrali.
1. Secondo gli autori, le competenze appartengono alla dimensione psicologica dell’individuo; non sono comportamenti né modelli di comportamento, ma si esprimono attraverso comportamenti: ciò che si vede è l’esecuzione corretta del compito (dimensione comportamentale) e non la capacità sottostante (dimensione psicologica).
2. La performance, invece, appartiene alla dimensione comportamentale ed è costituita dall’insieme dei comportamenti con cui un individuo raggiunge gli obiettivi che gli vengono posti all’interno di un ruolo.
3. L’assunto di partenza dei due autori è che i comportamenti diventano prestazione efficace se si coniugano in maniera congruente con il ruolo organizzativo: non esistono competenze organizzative ma comportamenti richiesti dall’organizzazione, che vengono realizzati da competenze attivate dall’individuo nella realtà specifica che il contesto richiede.
4. La competenza, è vista come “il tutto” e si distingue dalla capacità che ne rappresenta “una parte”: l’elemento stabile, legato intrinsecamente all’individuo, può essere solo la capacità e non la competenza.
Concettualmente il 4° è il punto di differenziazione maggiore fra le correnti di pensiero che considerano la competenza un “saper fare” e quelle che definiscono la competenza un “saper essere” o un “saper interpretare – valutare – intervenire”. La competenza è descritta come il risultato del rapporto fra l’individuo e l’ambiente, e rappresenta il prodotto di un “lavoro” che porta a svilupparne gli elementi costitutivi: le capacità, le conoscenze e le esperienze (anche finalizzate). L’elemento di stabilità è dato dalla capacità, l’elemento di sviluppo è invece dato dalle conoscenze e dalle esperienze finalizzate. La capacità è definita come la dotazione personale (caratteristica interna) che permette di eseguire con successo una determinata prestazione, l’attitudine, invece, è il substrato costituzionale, che si manifesta solo se trova occasioni di esercizio. La capacità è, quindi, l’espressione di un’attitudine che ha trovato condizioni esterne (il contesto) e interne (motivazione) favorevoli al suo manifestarsi in comportamenti o prestazioni, grazie a un lavoro. Le conoscenze e le esperienze finalizzate rappresentano gli elementi base che permettono la trasformazione dell’insieme delle capacità in competenze, e ne sono parti integranti.
Proprio da queste ultime righe possiamo trarre l’obiettivo di questo lavoro e il suo possibile utilizzo, ad esempio, nel supporto alle esperienze finalizzate del neo coach, come durante il suo training oppure durante una sessione o percorso di coaching, e ancora per tutti i Coach: come strumento di verifica del proprio comportamento. In questo secondo esempio, la sessione diventa una esperienza (quasi) finalizzata, o comunque una importante occasione di crescita del Coach.
Scritto da: Rudy Orzes – Responsabile Ricerca AICP
Ci auguriamo che questo lavoro venga verificato, maltrattato, migliorato, incrementato, discusso, inserito nel lavoro sulle competenze, in modo che diventi un fattore di trasformazione verso il buon Coaching che ci appassiona.
Hanno contribuito:
Responsabile Nazionale Ricerca AICP: Rudy Orzes.
Vice Responsabili Nazionali Ricerca AICP: Angela Di Rienzo e Sabrina Savorgnan
Referenti regionali Ricerca: Argyrios Dourvas, Barbara Barucca, Dario Cadinu, Diego dal Ben, Eleonora Ferraro, Enrico Bossotto, Fabrizio Galli Zugaro, Flavia Zampa, Francesco Calcara, Gemma Marrazzo, Gianvittorio Carusi, Giuliana Lazzarotto, Margherita Colantuono, Maurizio Bottaro, Pierluigi Campo, Stefania Castelli, Stefania Silla, Tiziana Zullo, Valeria Laura Gentile.
Il referaggio è stato svolto dal Tavolo Consultivo Scientifico Umanistico: Deborah Morgagni, Giuseppe Correnti, Mariangela Grimaudo.
Il presente lavoro è stato svolto nell’arco temporale ottobre 2020 – gennaio 2022.
1.1 Analisi della domanda
In questa fase il Coach raccoglie e offre le prime informazioni utili a definire se la domanda è di Coaching.
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Accoglie il coachee con puntualità | Offre un questionario di ingresso (facoltativo) | Chiede il permesso di prendere appunti TRASVERSALE |
Gli va incontro e gli da la mano, per creare un contatto e trasmettere empatia. | Chiede al coachee la ragione che lo porta da lui/lei | Chiarisce cosa è e cosa può fare il coaching per il coachee |
Fa scegliere al coachee dove desidera sedersi | Chiede al coachee se conosce il coaching | Chiarisce il contesto (life, business, career, sport, etc.) |
Fa domande sullo stato di salute-benessere in senso generale TRASVERSALE | Chiede al coachee se ha già fatto altri percorsi di coaching o di altro tipo | Chiarisce il tipo di coaching (group, team, executive) |
Guarda il coachee mantenendo il contatto oculare | Presenta sé e la propria esperienza professionale | Compila una scheda con le principali informazioni del coachee |
Mantiene coerenza tra i canali comunicativi | Chiarisce l’approccio teorico ed il modello di coaching utilizzato | Verifica la domanda posta dal coachee (coachability) riformulando attraverso domande e feedback |
Monitora e gestisce proprio timbro della voce, tono, volume, ritmi, pause | Chiarisce gli stakeholder (coachee, sponsor, terzi coinvolti) | Espone le responsabilità del coach e del coachee |
Utilizza un linguaggio adeguato al contesto culturale/emotivo/demografico del coachee | Chiarisce le richieste sul servizio (in presenza, videoconferenza, etc.) | Illustra il processo di coaching e il percorso delle sessioni |
Cura lo spazio fisico e della relazione (setting) | Verifica le modalità richieste di erogazione (tempi e luoghi) | Fissa un nuovo appuntamento, se il coachee è deciso ad intraprendere il percorso |
Non interrompe e si assicura che il coachee abbia finito di parlare prima di intervenire | Concorda i termini di pagamento del percorso di coaching | |
Restituisce al coachee le informazioni raccolte | Spiega cosa è e non è il Coaching | |
Si accerta di aver compreso esattamente cosa il coachee intende dire ponendo domande | Verifica con il coachee se c’è la necessità di rivolgersi ad altro professionista | |
Chiede al coachee se non abbia altro da aggiungere | Chiede cosa vuole ottenere nel percorso TRASVERSALE |
1.2 Identificazione obiettivo cliente
In questa fase il Coach supporta il cliente nella definizione dell’obiettivo dell’intervento che deve avere, per essere poi inserito nel contratto, le seguenti caratteristiche quali: specificità, misurabilità, attuabilità, rilevanza, definito nella
tempistica, coerenza ecologica, formalizzato in forma scritta (responsabilizzante).
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(continua) |
(segue)
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Chiede cosa vuole ottenere in quella sessione – TRASVERSALE | Fa domande esplorative per scoprire il futuro desiderato del coachee | Esplora attraverso le domande difficoltà e ostacoli per il raggiungimento dell’obiettivo |
Attraverso la riformulazione, riporta il coachee sull’ obiettivo se divaga – TRASVERSALE | Fa esplicitare il bisogno prioritario al coachee | Favorisce con le domande il racconto del futuro desiderato |
Chiede al coachee feedback su quanto restituito | Verifica con domande e feedback se l’obiettivo individuato risponde alle caratteristiche necessarie (esempio: Obiettivo ben formato, SMART, SMARTER, GROW etc.) | Pone domande che verifichino da dove vuole partire e dove vuole arrivare il coachee |
Osserva e annota il comportamento del coachee | Verifica che il cliente abbia esplicitato in modo chiaro, circostanziato e completo il bisogno | Utilizza strumenti legati al proprio approccio, al fine di supportare il coachee nell’identificazione dell’obiettivo |
Utilizza la riformulazione riguardo quanto detto dal coachee | Chiede riferimenti sulle competenze utili al raggiungimento dell’obiettivo e facilita la verifica dei tempi-impegno | Propone delle scale di valutazione del punto di partenza rispetto al conseguimento totale dell’ obiettivo |
Ascolta molto più a lungo di quanto parla | Aiuta a definire attraverso domande e riformulazioni, una serie di sotto-obiettivi che sostengono il principale | Esplora con domande e feedback ciò che sostiene il punteggio già conseguito e ciò che sta sopra al punteggio da conseguire |
Richiede l’obiettivo della sessione all’inizio ed invita il coachee a valutarlo alla fine della sessione | Fa domande esplorative sull’obiettivo che invitano a riflettere il coachee | Pone domande al fine di stabilire obiettivi di performance e di risultato |
Trascrive il racconto del coachee utilizzando una terminologia priva di giudizio TRASVERSALE | Chiede qual è il cambiamento desiderato del coachee |
1.3 Gestione aspetti normativi e contrattuali
In questa fase il Coach, raccolte e fornite tutte le informazioni utili alla progettazione dell’intervento, lo formalizza in un contratto che sottopone al cliente. Il contratto contiene la descrizione del contesto, le modalità di
svolgimento del servizio, tempi di realizzazione e modalità di valutazione e l’offerta economica, i termini della privacy e della normativa
vigente, e riferimenti alla carta etica.
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(continua) |
(segue)
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Legge e completa il contratto con il coachee incluse le parti “variabili” e gli aspetti giuridici e deontologici della professione del coach e di AICP | Concorda gli orari e luogo degli incontri | |
Consegna il contratto al coachee con quanto già stabilito in termini economici | Spiega e concorda le condizioni di fornitura del servizio (annullamenti, ritardi, etc) | |
Risponde puntualmente e con trasparenza alle eventuali domande e ai dubbi sul contratto | Spiega/concorda le condizioni di fatturazione/ pagamento | |
Comunica al coachee se è in supervisione | Concorda, in caso di adolescenti, la presenza iniziale del genitore | |
Raccoglie la firma del contratto e il consenso al trattamento dei dati (Privacy) | Concorda, in caso di corporate, la presenza iniziale del committente/manager | |
Allega al contratto il codice etico di AICP | Informa il coachee sulla totale riservatezza | |
Definisce la scansione temporale degli incontri | Segnala lo sportello del consumatore di AICP per eventuali reclami | |
Definisce le modalità operative dello svolgimento delle sessioni | Verifica con il coachee i suoi dati personali e i recapiti | |
Definisce le modalità e i tempi di comunicazione con il coach tra una sessione e l’altra. | Verifica che il coachee abbia compreso gli aspetti e i termini normativi contrattuali | |
Concorda con il coachee il numero indicativo di sessioni | Sottoscrive congiuntamente al coachee il patto di coaching | |
Chiarisce i ruoli e le rispettive responsabilità |
2.1 Patto di coaching ed esplorazione del contesto del coachee
In questa fase è centrale la costruzione del patto di alleanza tra
Coach e coachee e la prima esplorazione del contesto di vita o professionale del coachee. Il patto di alleanza si stabilisce attraverso la costruzione della relazione e l’esplorazione dei bisogni, desideri, aspettative del coachee. L’analisi del contesto si occupa di supportare l’esplorazione e la chiarificazione della situazione attuale e del futuro desiderato del coachee.
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Chiede al coachee su quale obiettivo desidera focalizzarsi nel tempo a disposizione – TRASVERSALE | Esplora attraverso le domande convinzioni, valori, attuali comportamenti e l’ambiente del coachee |
Chiede al coachee il motivo che lo porta all’incontro | |
Utilizza lo strumento delle domande per porre in evidenza ostacoli e alleanze | |
Rileva e monitora costantemente la coachability (consapevolezza e la responsabilità) | |
Stimola l’apprendimento e la consapevolezza attraverso il feedback | |
Restituisce le evidenze emerse attraverso il dialogo |
2.2 Ricerca e sviluppo risorse e potenzialità
E’ la fase in cui il Coach favorisce un contesto di consapevolezza del coachee riguardo alle risorse possedute e alle potenzialità utili nel raggiungimento dell’obiettivo. Questa esplorazione viene supportata dall’uso di metodi, tecniche e strumenti che facilitino l’emersione delle risorse possedute dal coachee e utilizzabili nel percorso, e dalla restituzione e riflessione sui risultati emersi.
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(continua) |
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Esplora, con domande evolutive, se il coachee ha credenze o pregiudizi limitanti | Indaga con domande e altri strumenti e tecniche (questionario su autoefficacia, questionario sulla resilienza, altro) per rilevare le competenze, le capacità, i talenti, le relazioni, in essere e potenziali | Attraverso il dialogo facilita/supporta il coachee a connettersi con aspetti per lui funzionali al raggiungimento dell’obiettivo |
Facilita il coachee con feedback ad uscire da schemi, preconcetti, confini e restrizioni | Identifica e propone al coachee modalità per sviluppare le sue risorse e competenze | Facilita il coachee con feedback positivi a connettersi con le risorse esterne che ha individuato |
Utilizza domande che permettono al coachee di uscire dalla zona di comfort | Chiede al coachee se concorda sulle modalità di sviluppo individuate | Facilita il coachee con feedback positivi a connettersi con i suoi valori e convinzioni potenzianti |
Facilita/supporta il coachee a mettere in discussione e rivedere convinzioni limitanti con domande | Propone al coachee strumenti di supporto per fare emergere la consapevolezza delle potenzialità caratterizzanti | Attraverso domande facilita/supporta il coachee a connettersi con risorse/stati funzionali ipotetici del futuro |
Attraverso le domande favorisce la consapevolezza del coachee | Fa domande aperte per favorire la riflessione sulle risorse presenti | Attraverso la riformulazione favorisce la consapevolezza delle sue risorse e potenzialità |
Attraverso la riformulazione chiede conferma al coachee su quanto ha espresso | Propone al coachee di fare un elenco delle potenzialità emerse attraverso gli strumenti proposti | Chiede al coachee se e come viene incoraggiato dalle persone per lui significative |
Attraverso i feedback favorisce la consapevolezza del coachee | Legge con il coachee i risultati emersi attraverso gli strumenti proposti | Sottolinea ed evidenzia gli sforzi del coachee nel ricercare e sviluppare le sue potenzialità |
Attraverso le restituzioni di quanto espresso, favorisce la consapevolezza del coachee | Fa visualizzare al coachee il suo obiettivo con varie modalità (descrizione verbale, disegno,altro ecc.) | Chiede al coachee quali potenzialità pensa di avere |
Accoglie e incoraggia il coachee anche con il linguaggio non verbale | Pone domande per esplorare il futuro desiderato del coachee TRASVERSALE | Chiede al coachee su quali risorse pensa di poter contare |
Pone domande per verificare se ci sono ostacoli interiori o esterni che blocchino il raggiungimento dell’obiettivo TRASVERSALE | Chiede quali risorse ha utilizzato il coachee in circostanze simili all’attuale | |
Chiede al coachee quali ritiene siano i suoi punti forza | Chiede, se e in quale modo, le risorse utilizzate in circostanze simili, possano essergli utili ora | |
Chiede al coachee cosa è più importante per lui, cosa lo guida nella vita, qual è la sua scala dei valori | Chiede quali sono i punti di forza che gli altri vedono in lui | |
Verifica tramite domande se l’obiettivo individuato è in linea coi valori già elencati | Esplora attraverso le domande paradigma culturale, risorse e punti di forza del coachee |
2.3 Esplorazione delle alternative
E’ la fase in cui il Coach lavora sulla stimolazione del pensiero laterale del coachee anche esca fuori dai suoi schemi abituali, in modo che possa generare il ventaglio più ampio (e auspicabilmente nuovo) di possibili opzioni/strategie percorribili
per raggiungere l’obiettivo.
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(continua) |
(segue)
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Pone domande esplorative, affinché il coachee faccia un Brainstorming di alternative e di idee creative ed innovative | Propone l’ analisi di costi/benefici delle alternative | |
Attraverso domande esplorative, favorisce un eventuale cambio di prospettiva del coachee -TRASVERSALE | Invita il coachee a definire l’elenco dei criteri che utilizza per effettuare una scelta | |
Chiede al coachee in che altro modo potrebbe raggiungere il suo obiettivo | Quando il coachee fa riferimento a condizioni ostacolanti pone domande potenti, del tipo: “E se non ci fosse questo ostacolo?”, “Come sarebbe se…?” | |
Propone al coachee di valutare scenari in cui la scelta individuata potrebbe non risultare quella giusta. | Chiede al coachee di aggiungere ulteriori opzioni. Ad es: “Cos’altro potresti fare?” “Chi altro potresti sentire?” | |
Valorizza ciò che il coachee porta di alternativo e/o nuovo per generare un maggior numero di possibili opzioni | Chiede quali conseguenze deriverebbero dal mettere in atto ciascuna alternativa individuata | |
Verifica attraverso le domande la concretezza delle alternative proposte dal coachee | Incoraggia/propone al coachee di pensare ad altre opzioni possibili e a portarle alla sessione successiva | |
Chiede al coachee quali saranno le conseguenze di ogni alternativa generata | Ripercorre insieme esperienze ove il coachee ha scelto con successo tra opzioni diverse | |
Verifica che le alternative proposte siano SMART | Propone al coachee di fare un elenco delle alternative e dei comportamenti passati che gli sono stati utili |
2.4 Definizione piano d’azione
In questa fase il coachee sceglie l’alternativa che ritiene più adatta e decide il suo piano d’azione. Nel piano d’azione attualizza la strategia esplicitandone gli elementi fondamentali: obiettivi, azioni, modalità, scadenze e attori in gioco. L’esplicitazione del PDA permette al coachee di verificare l’utilità degli elementi inseriti e la coerenza tra gli stessi.
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(continua) |
(segue)
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Supporta il coachee nel autodefinire i workout tra un incontro e un altro | Spiega in cosa consiste il Piano d’azione (di seguito PdA) | Invita ad individuare i micro-obiettivi da raggiungere |
Invita a formulare il PdA | Restituisce il contenuto del PdA | |
Invita a scegliere la modalità di rappresentazione del PdA (form, mappa mentale, board ma disegno……) | Verifica la coerenza tra valori-azioni-obiettivi | |
Invita ad individuare i fattori impattanti nella messa in atto del PdA | Pone domande per verificare l’utilità degli elementi del PdA in relazione agli obiettivi | |
Invita a definire le azioni per ciascun fattore impattante individuato | Pone domande sulla disponibilità delle risorse utili a mettere in atto il PdA | |
Chiede di stabilire le singole attività | Invita a riflettere sulla presenza di elementi facilitanti e ostacolanti | |
Chiede di definire i tempi per ciascuna attività | Chiede quali persone possono coadiuvare il PdA | |
Chiede di individuare le priorità d’azione | Invita ad individuare alternative qualora l’azione decisa non sia praticabile | |
Invita ad individuare gli indicatori di riuscita | Chiede feedback sull’impegno e la motivazione ad intraprendere il PdA concordato |
2.5 Controllo e monitoraggio
In questa fase si verifica lo stato di avanzamento del piano d’azione e dei risultati parziali raggiunti (questa permette riformulazioni e sviluppo di strategie correttive per il potenziamento del percorso).
FASE TRASVERSALE A TUTTE LE ALTRE
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(continua) |
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Invita a riflettere sulle esperienze per generare nuovi apprendimenti | Apre OGNI la sessione riportando l’attenzione sul processo | Invita a celebrare i traguardi anche intermedi raggiunti |
Stabilisce gli indicatori di misurazione per valutare il raggiungimento dell’obiettivo desiderato | Da feedback di rinforzo e/o di riorientamento per monitorare i progressi del PdA | Monitora e restituisce gli eventuali scostamenti tra obiettivo concordato e obiettivo in divenire |
Invita ad individuare azioni alternative più efficaci quando necessario | Invita a rilevare elementi che stanno agevolando e/o ostacolando il raggiungimento dell’obiettivo | |
Chiede un feedback sugli indicatori concordati riguardo l’avanzamento del PdA | Supporta il coachee nel riepilogare quanto emerso in ogni sessione | |
Invita a riformulare e a ridefinire, quando necessario, il PdA | Supporta il coachee nel definire i riferimenti per misurare i progressi verso il raggiungimento dell’obiettivo | |
Chiede feedback sull’impegno e la motivazione nel proseguire il PdA | Invita il coachee a fare una riflessione sul percorso in essere | |
Da feedback rispetto alle potenzialità emerse TRASVERSALE | Domanda al coachee quali sono gli indicatori che gli faranno capire di essere vicino all’obiettivo desiderato | |
Invita ad esplorare eventuali nuovi elementi facilitanti e/o ostacolanti | Pone domande di controllo al coachee dirette a capire se l’obiettivo è raggiunto | |
Monitora e restituisce i risultati parziali raggiunti |
2.6 Chiusura del processo
In questa fase si valutano il livello di raggiungimento dell’obiettivo, i progressi fatti dal coachee durante il percorso e la relazione tra i due, raccogliendo i feedback del coachee (es. cosa ha scoperto, potenziato, appreso etc.) e i propositi sul suo proseguo fuori dal percorso, inoltre il Coach dà la sua restituzione al coachee sul processo e sui miglioramenti osservati.
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(continua) |
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Ripercorre a partire dall’obiettivo iniziale i vari step svolti durante il percorso fino al raggiungimento dell’obiettivo finale (anche mediante uno strumento definito all’inizio del processo) | Stimola a riflettere sulla replicabilità del raggiungimento di altri obiettivi in modo autonomo | |
Chiede il livello di soddisfazione in relazione al raggiungimento dell’obiettivo, confrontandolo con il livello di aspettativa iniziale | Celebra il raggiungimento dell’obiettivo | |
Utilizza strumenti di confronto con la prima sessione (es. rifare la ruota della vita per confrontarla con la prima) | Chiede un feedback sul proprio operato e sul processo (anche tramite form predisposti) | |
Invita a riflettere per incrementare la consapevolezza riguardo il percorso appena concluso ed il traguardo raggiunto | Concorda eventualmente un follow up |
3.1 Valutazione del servizio
La valutazione del servizio viene effettuata già in itinere nell’erogazione e riguarda gli aspetti del servizio professionale, ed evidenzia eventuali scostamenti rispetto agli accordi e alle aspettative.
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(continua) |
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Definisce la propria metodologia di valutazione | Procede ad un’auto valutazione del suo operato su una serie di parametri inseriti in uno strumento (da sviluppare): | |
Stabilisce i propri requisiti per la valutazione del servizio | 1. Valuta il suo servizio rispetto ad aspetti organizzativi del percorso | |
Propone al coachee uno strumento di valutazione della soddisfazione | 2. Valuta il suo servizio rispetto alla relazione stabilita con il coachee | |
Valuta ogni aspetto del servizio rispetto alle seguenti dimensioni(solo esemplificative, non esaustive) | 3. Valuta il suo servizio rispetto al presidio del processo di coaching. | |
1.aspettative iniziali soddisfatte | 4. Valuta il suo servizio grazie alle procedure di misurazione proposte | |
2.durata del percorso e scansione temporale | 5. Valuta la sua chiarezza di esposizione e documentazione | |
3.accoglienza | 6. Valuta i punti di svolta e critici nelle relazione coach/coachee | |
4. metodologia | Registra e mantiene i dati delle valutazioni | |
Chiede “consiglieresti il coaching ad un amico?” o altre domande simili | Evidenzia gli scostamenti | |
Chiede al coachee una restituzione in base agli aspetti positivi e negativi del percorso | Elabora un piano per il miglioramento continuo | |
Adatta ed estende LO STRUMENTO sulla base dei feedback ricevuti (azione di miglioramento sul questionario) |
3.2 Valutazione dei risultati
I criteri della valutazione dei risultati rimandano al concetto di efficacia dell’intervento, vengono definiti in fase di progettazione del servizio e sono contenuti nell’offerta. In questa fase quindi, si adottano questi criteri come metri di valutazione dei risultati prodotti nel percorso (es. aumento di una specifica competenza, sviluppo di una specifica performance, indicatori economici di risultato etc.) e se ne misura l’ampiezza.
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(continua) |
(segue)
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Verifica la % di raggiungimento obiettivo sulla base della scala definita e degli indicatori | Usa un’analisi swot (punti di forza, punti di debolezza, opportunità, minacce) per valutare gli atteggiamenti attivati o altri strumenti relativi al proprio approccio | |
Chiede al coachee le ricadute sulla sua vita del percorso effettuato | Riporta al coachee i progressi raggiunti e i cambiamenti attuati. | |
Chiede al coachee come si sente rispetto al percorso effettuato | Applica un processo definito per la valutazione di risultati | |
Richiede feedback al coachee in merito ai risultati raggiunti: | Chiede al coachee di esprimersi in merito ai risultati che pensa di aver raggiunto con il percorso di coaching concluso | |
1.rispetto all’apprendimento | Chiede al coachee se sarebbe in grado di quantificare i risultati in termini di “cambiamenti” vantaggiosi per lui | |
2.rispetto ai cambiamenti percepiti e osservabili | Presenta al coachee un report sui risultati ottenuti rispetto agli obiettivi definiti | |
3.rispetto al raggiungimento dei KPI aziendali (indicatori chiave di prestazione) definiti | Chiede al coachee di integrare e commentare il report presentato |
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