“Il tempo è quella qualità della natura che impedisce agli eventi di accadere tutti contemporaneamente.
Questo proverbio, ultimamente sembra non funzionare più”
Spesso viviamo uno stress mentale così abituale da non rendercene più conto.
Come evitare di reagire in misura sproporzionata e con sofferenza a figli, colleghi, clienti, compagni, capi, progetti, mail, pigrizie e perfezionismi?
Come fare per non soccombere? Bella domanda!
Non c’è una risposta che valga per tutti: dopo studi e ampie ricerche di teorie (dalle più strutturate alle più fantasiose) ho scoperto una grande quantità di metodologie al cui interno possiamo cercare un “nostro sistema” di partecipazione controllata.
Innanzitutto acquisiamo la prima consapevolezza fondamentale: prestiamo troppa – o troppa poca – attenzione alle cose.
Immaginiamo un sasso lanciato in uno stagno: cosa succede all’acqua? In modo appropriato, lo specchio d’acqua si apre, accoglie l’oggetto e poi ritorna calmo.
L’acqua non reagisce né troppo, né poco.
Sgombrare la mente ed essere flessibili sono le due regole di base. Tutto ciò che ci spinge a reagire troppo, o troppo poco, ci può controllare.
Scomporre gli obiettivi che ci creano stress o paura in altri più piccoli, meno scoraggianti, è cruciale per risolvere i problemi.
Per affrontare gli impegni, poi, ricordiamoci di non usare solo la nostra mente:
Tutti conosciamo la lista delle priorità e la usiamo quando la confusione diventa insopportabile e ci obbliga a reagire.
Ma occhio, le liste quotidiane nascondono tre trabocchetti auto-sabotanti:
• “gli imprevisti” producono mutamenti tali da rendere impossibile fissare preventivamente tutte le cose da fare in un determinato giorno;
• “la trascrizione” di quello che è rimasto in sospeso nella lista del giorno successivo è un’attività demoralizzante e noiosa;
• “il tappo” in cima, l’impegno più gravoso che blocca tutto il resto.
Molto meglio utilizzare l’agenda con l’annotazione della data precisa in cui “fare”, da abbinare alla “lista delle attività” con tutti i promemoria (che non devono essere trascritti ogni giorno).
Non ci sono dubbi e vale per tutti: è sano acquisire l’abitudine di “spostare” esternamente dalla nostra memoria i pensieri -non solo quelli urgenti- per non perdere più tempo ed energia a pensare la stessa cosa più di una volta.
Soprattutto se ci torna alla mente quando non possiamo farla (comprare il latte mentre siamo in ufficio, pensare al contenuto di una mail mentre siamo al supermercato).
Liberare memoria dal cervello significa evitare il sovraccarico mentale e favorire la concentrazione.
Ognuno di noi è un “organizzatore” differente, e usa preferibilmente un certo tipo di intelligenza (emotiva, linguistica, fluida, logico matematica… ).
Mentre si perfeziona il proprio approccio, fare squadra con persone con abitudini di lavoro che ci sembrano più “logiche” ci permette di chiudere le parentesi rimaste aperte attraverso un lavoro i cui i protagonisti sappiano accordarsi in modo naturale per “fare bene”, ognuno secondo il proprio stile, e siano soddisfatti di arrivare ad un risultato con modalità efficaci, anche se a volte bizzarre.
Non dimentichiamo poi di usare il “cestino” e la nostra capacità di staccarci dalle cose passate o ormai inutili: lasciare documenti e cose che non servono in giro mischiate con cose utili, mina gravemente il sistema!
“Beati i flessibili perché non saranno spezzati”
M. McGryffy
Mariateresa Arcidiaco
Life,Health & Business Coach
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