Prenditi un momento di solitudine e rifletti sulla domanda da un milione di dollari:
Sono felice?
Ora avanza con calma nella tua silenziosa riflessione, fino al punto in cui senti lo sforzo di soppesare, sommando i più diversi fattori della tua vita.
Probabilmente ne uscirai con una risposta sorprendentemente concisa.
Una risposta simile a questa:“Tutto sommato penso di essere generalmente felice”.
Al di la della risposta in sé, è interessante considerare al come sei arrivato alla conclusione.
Forse i tuoi pensieri hanno lavorato focalizzandosi più sulle esperienze recenti che su quelle di 10 anni fa.
Forse si sono rivolti alla percezione della qualità del tuo matrimonio, della tua relazione col partner, delle tue amicizie, del tuo lavoro, o altre circostanze materiali della vita come lo stipendio che ricevi, la casa che abiti, l’auto che guidi, il bus che prendi, i tuoi viaggi pendolari, la città in cui vivi ecc.
Nel considerare la nostra soddisfazione nel vivere, ci possono essere davvero molti pezzi distinti da considerare. Più ci si riflette, più ci si avvicina la conclusione che arrivare ad una visione completa del nostro benessere soggettivo, è un difficile puzzle da assemblare.
Quando pensiamo a tutti questi fattori passati e presenti e li valutiamo coerentemente possiamo anche sentirci sopraffatti dall’enormità della riflessione.
Fortunatamente le persone non passano intere giornate riflettendo sui loro successi e fallimenti.
Vecchi episodi negativi ad esempio, come le cadute in bicicletta, i viaggi andati storti, le spese folli in gioventù, vengono superate.
Invece tendiamo a soffermarci ai maggiori eventi del presente, che dominano l’attenzione.
Con questo in mente tendiamo con franchezza a dire che ci sono aree di buone e meno buone, probabilmente affermeremo che il nostro matrimonio va bene, che amiamo i nostri figli, che siamo sicuri che il nostro lavoro andrà bene, ecc.Forse arriveremo ad ammettere che in ognuno di questi ambiti ci potrebbero anche essere cose da migliorare, e che ora ci tolgono energia. Alla fine ci saranno talmente tanti aspetti che riguardano la felicità che ci chiederemo come possa un individuo essere in grado di contarli aritmeticamente, ed arrivare ad una conclusione precisa.
E’ interessante notare che nella nostra cultura, i nostri formatori, gli educatori scolastici o extra-scolastici, gli allenatori sportivi, non amino soffermarsi a riflettere tema della felicità nella vita delle persone cui si rivolgono e insegnano, chiedendosi se, ad esempio, la vita dei loro allievi stia andando nel modo che desiderano, oppure no. La nostra medesima cultura, non particolarmente approfondita sul tema della felicità, accompagna anche la vita dei clienti che vanno dal coach.
In base a questa cultura – poco consapevole di cosa sia la felicità – gli individui hanno sensazioni molto vaghe sui loro reali livelli di soddisfazione, nelle varie aree della loro vita. Questa scarsa consapevolezza di sè, si traduce in una scarsa capacità di riflettere, spiegarsi e comprendere le aree in cui le cose vanno bene, o meno bene, e si accompagna anche nel discutere in modalità superficiali.
LA FELICITA’ TROVA POSTO NEL COACHING?
Coach esperti riferiscono che raramente i clienti ricercano il coaching esplicitamente per divenire più felici nella loro vita. I clienti cercano di capire come trovare più soddisfazione nel loro lavoro, nelle loro relazioni, oppure vogliono capire come risolvere un problema, come prendere una decisione, vogliono trovare un lavoro, cambiare lavoro, o focalizzarsi sulla realizzazione di un progetto.
Ovviamente problemi al lavoro e sogni irrealizzati possono produrre insoddisfazione e disturbare la sensazione di felicità che ricerchiamo quotidianamente. Ascoltando profondamente e con attenzione le lamentele, come coach osserviamo che la possibilità da parte del cliente di effettuare un cambiamento migliorativo nel lavoro o nella vita, appartiene in prospettiva a un desiderio più distante di felicità, ancora inespresso e nascosto.
Frequentemente è il “problema” che spinge il cliente a cercare aiuto in un coach, perché lo costringe ad affrontare il cambiamento. Quello che cercano i clienti, al primo livello è una soluzione ai problemi specifici, così da poter ritornare a sentire soddisfazione e pace.
In buona sostanza, anche se non sono espliciti nell’identificare la felicità come obiettivo desiderabile, ricercano comunque una migliore vita emotiva, spirituale. Degna di significato, come tutti noi.
Anche chi cerca solamente una maggior soddisfazione nel lavoro, o un po di più tempo di qualità in famiglia, in realtà è volto implicitamente verso una direzione che include aspetti emozionali che conosciamo sotto il termine di felicità.
Come coach, quando formuliamo domande e creiamo consapevolezza, lo facciamo con l’implicita assunzione che il nostro metodo sia al servizio della loro felicità.
L’umore del coach è sempre orientato alla speranza e all’ottimismo, siamo motivanti e perseveranti.
E’ importante considerare le emozioni positive e la felicità come una base di partenza. Le ricerche dimostrano che fattori quali speranza ed ottimismo, ad esempio, siano vitali per il cliente, perché lo spingono a raggiungere i suoi obiettivi.
Nessun cliente può arrivare alla costruzione di una Vision, immaginando un futuro migliore se prima non arriva a creare – dentro di sé – una piattaforma emozionale di partenza. (uno stato d’animo in cui le emozioni positive che sperimenta sono maggiori di quelle negative, in un rapporto di almeno 3/6 emozioni positive per ognuna negativa)
Quando siamo di buon umore diventiamo più curiosi, più socievoli, più creativi, e godiamo di maggiore salute fisica. Il nostro sistema immunitario funziona meglio, il nostro sistema cardio-vascolare migliora il suo ritmo e diventiamo più bravi a risolvere i problemi, e infine siamo in grado di perseverare nei nostri compiti.
Ogni coach umanistico, educandosi sull’affascinante filone della felicità, sarà in grado di aggiungere preziosi strumenti al repertorio delle sue abilità e migliorare l’azione del suo servizio di coaching.
Ecco alcuni benefici direttamente collegati alla positività.
(Lyubormisky,King,Diener 2005)
1. Meno cambiamenti nel lavoro
2. Migliori apprezzamenti dai clienti
3. Migliore valutazione dai supervisori
4. Minore spossamento, esaurimento emotivo
5. Alta soddisfazione nel lavoro
6. Migliore organizzazione del comportamento
7. Minori assenze nel lavoro
8. Maggiore coinvolgimento sociale
9. Maggiore atti di altruismo
10. Percezione degli altri come amichevoli e assertivi
11. Minore abuso di droghe e alcool
12. Maggiore longevità.
13. Maggiore recupero da malattie
14. Maggiori probabilità di esser definiti persone creative.
15. Maggiore efficienza nel risolvere problemi.
16. Maggiore capacità nel coinvolgere altri
17. Incremento nel pensiero creativo
18. Maggiore abilità a risolvere problemi attraverso la cooperazione.
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