Probabilmente tanti di voi non hanno idea di cosa fosse. La cosa ancora più sorprendente è che molti di più ne sono affetti ! Adottando un linguaggio meno scherzoso, proverò con un esempio a spiegarvi il concetto. Ho scelto il termine inglese perché non ho trovato un sinonimo in italiano.
Sono andata a trovare un amico, manager in una azienda di medie dimensioni. Mi ha fatto entrare, mi ha salutata e mi ha chiesto come stavo, cosa gli raccontavo di nuovo. Quando sono entrata, stava scrivendo una mail al PC. Nel frattempo ha squillato il cellulare, al quale, dopo un veloce “scusa”, ha risposto. Scriveva, parlava al telefono, e ogni tanto mi sorrideva, come per dirmi che non si era dimenticato di me. Ciliegina sulla torta, è entrato anche un collaboratore che voleva delle conferme sulle modifiche di un documento. Un occhio sul documento, l’altro sullo schermo del PC, con un’orecchio al telefono e l’altro verso la persona che gli sussurrava le modifiche fatte. Frequentemente, doveva assicurare la persona al telefono “si, si, certo che ti ascolto!”. Il tutto è finito dopo un po’; con il collaboratore che è andato via visibilmente confuso; la telefonata dicendo “ma non ho capito nulla, è meglio che ci sentiamo più tardi”; anche la mail è stata rimandata perché non si ricordava una cosa importante da scrivere. Io ho aspettato più di 40 minuti.
Il mio amico, importante manager, in più persona straordinariamente intelligente, aveva commesso un errore fatale per la sua produttività, per la sua tranquillità e per le sue relazioni interpersonali: il multitasking. Come ogni persona indaffarata, stava cercando di fare più cose possibili contemporaneamente. Dopo una bella “chiacchierata” del tipo coach – coachee, si è reso conto che: aveva ferito le persone con cui parlava, non aveva concluso parecchie cose e non era sicuro della qualità del lavoro fatto con il suo collaboratore. Per non dire del tempo impiegato … quasi il doppio !
Il nostro cervello non è fatto per eseguire contemporaneamente più attività; neanche il computer (dal quale deriva il termine multitasking) processa in modo simultaneo più attività, solo che lo fa talmente veloce che sembra eseguirle parallelamente. Questo metodo è estremamente inefficace in quanto non fa altro che rallentarci e aumentare notevolmente il numero dei possibili errori. Inoltre, è un metodo di lavorare molto stressante, cambiando continuamente e spostando l’attenzione tra vari attività. Per ragioni fisiologiche (perché si è dimostrato che il cervello consuma di più), questo continuo e veloce spostamento, ci porta rapidamente a sentirci esausti e disorientati anche dopo un breve periodo di tempo. Per di più, questa discontinuità non si traduce in semplici interruzioni, ma anche in possibili mancate opportunità di generare ed esprimere grandi idee. A volte si dimostra ad essere perfino imprudente come ad esempio fare altre attività mentre si guida oppure mentre si prendono decisioni importanti.
Da coach, c’è un aspetto che mi interessa particolarmente riguardo alle conseguenze del multitasking: la sfera socio-relazionale. Perché, in effetti, non influenza solo la nostra produttività e la qualità lavorativa, ma incrina considerevolmente i nostri rapporti interpersonali in generale. L’ascolto attivo e guardare negli occhi la persona che ti parla, non è solo una dimostrazione di rispetto, ma fa trasparire un messaggio essenziale: “quello che mi stai dicendo mi interessa, è importante per me. TU sei importante per me!”. Al contrario, non ascoltare attivamente e non prestare la massima attenzione, fa sentire il nostro interlocutore insignificante ai nostri occhi. I rapporti interpersonali sono la prima cosa che va curata sia al livello personale che lavorativo. In modo paradossale, si tende ad avere di più questo atteggiamento superficiale con i più cari oppure con i collaboratori. Niente può ferire i nostri cari come un disinteresse manifestato cosi apertamente. Cosi come niente può demotivare, e quindi renderlo meno produttivo, un collaboratore trattato con tale indifferenza e superficialità. È anche una tattica strategicamente pericolosa perché, sia nell’ambito famigliare sia in quello lavorativo, vengono presi come modelli e di conseguenza applicati. Il multitasking è un’abilità che manca indubbiamente anche ai più intelligenti e utilizzare questo metodo, non solo che dimostra inefficienza, ma metterà in discussione anche le capacità comprovate nel tempo e quindi ridimensionare la fiducia degli altri.
Smettiamo di voler fare troppo, facciamo meglio e con profonda considerazione !
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