Se ripenso all’anno appena trascorso, mi sovvengono in modo disordinato alcune immagini.
Mi riappaiono gli occhi lucidi di Gitte quando, prima di partire per la Danimarca, tra gli applausi del gruppo riceve come dono per la sua amabilità e ospitalità una collana dai tenui colori; risento i brividi di Elisa quando ci ha comunicato che il Coaching Club era cresciuto per via di due esserini che abitavano nel suo ventre; mi rivedo sul divano seduta con Alessandro a simulare un colloquio di coaching vissuto sul treno nel viaggio da Bologna a Roma; rivedo le torte e gli spumanti dei compleanni festeggiati; rivivo l’emozione suscitata dai movimenti di una danza e di un contatto fisico accarezzato dalla musica che ci portava a far parlare in nostro corpo; mi sovvengono le intense presentazioni e coraggiose condivisioni di Maria Teresa di casi vissuti di coaching; mi riappaiono le belle presentazioni fatte dai team al gruppo; rivedo i bigliettini in cui dovevamo scrivere i nostri stati d’animo oppure le immagini , gli aggettivi, che il nostro Coaching Club ci suggeriva; rivivo l’imbarazzo e la difficoltà di contenere alcuni interventi troppo lunghi o troppo reattivi ed emotivi; mi sovvengono le immagini di tavole colorite da diverse pietanze che puntualmente accompagnavano i nostri incontri, rendendoli più informali e allegri. Tutto questo mi sovviene e tutto questo mi piace condividerlo con voi.
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