Un approdo che è augurio di (buon) viaggio per tutti
Una maschera per salvarsi
Nel pezzo de La Smorfia sulla fine del mondo – che Troisi fa di tanto in tanto, e non a caso, diventare piuttosto un giro del mondo – non c’è posto per tutti; il patriarca (Noè, che diventa Mosé) afferma, recitando versi del testo biblico: Non c’è posto per gli empi in questo luogo di giustizia! Troisi prova a farsi spazio.
Di sovente accade che ci si inventi e ci si crei una maschera, nell’esigenza, o nell’illusione, di salvarsi. Forse lo facciamo in continuazione. A volte la chiamiamo identità, dimenticando la natura indeprecabilmente dinamica e profonda di questo concetto. Forse le maschere sono un modo per cercarla, quell’identità; un mezzo pratico per esplorare quello che (non) siamo e ciò che non si può definire indefinitamente? Anche la maschera, comunque la si voglia concepire, può essere un luogo e tempo di apprendimento; paradossalmente un luogo di autenticità; muro necessario o recinto accessorio.
Per quanto tempo la debbo indossare? E cosa accade quando la tolgo?
Imparare a mettere e togliere la maschera, incontrarsi
Se non sono qualcosa di ben definito, quanto è difficile per te incontrarmi? Se sei qualcosa che si trasforma sempre, è così difficile per me accoglierti? Se siamo così tanto diversi, come accedo alle mie risorse per gestire tale diversità? Mi posso arricchire (come) di questa diversità?
Vecchie domande sempre nuove tornano, quando ci si concede di “rischiare di vivere”.
Nella città del coaching queste domande sono di casa. In quel luogo di ricerca, scoperta e trasformazione continua, man mano che mi ci muovo mi sembra di comprendere che sapere tanto e sapere niente non siano antinomie: piuttosto, stati sincroni del vivere, come l’essere il tutto e non essere niente. Utilizzare ciò che so proprio mentre mi concedo di scardinare ciò che so è il movimento più potente in quel processo semplice e lineare che è il processo di Coaching.
La città del Coaching, di cui nessuno sa niente…
La città del Coaching è anche e prima di tutto il nome che la squadra dei coach campani di AICP ha dato al Forum 2022. L’XI Forum del Coaching di AICP si avvicina e ci porterà a Napoli. L’intuizione dei colleghi è chiara e semplice e forte. Napoli come metafora di un luogo dove l’apprendere sembra una sfida impossibile – tanta è la cultura, la storia, la complessità – e al contempo è l’opportunità straordinaria, la “congiuntura” per il nuovo.
Tra le prime cose che mi son chiesta c’è stata cosa so di Napoli?
Il Forum di sabato 29 ottobre sarà per me un viaggio che, insieme a tanti altri in questi dieci anni, ho atteso e desiderato. Prepararmi per affrontarlo ha voluto dire per me riattraversare tutti quei luoghi a cui già appartengo – di questa nostra associazione, di Napoli, del Forum, dei ruoli, del Coaching, della professione, del teatro! di Troisi, Edoardo, Totò … – per poterli rincontrare in modo nuovo, per lasciarmi da loro accogliere e sorprendere.
…come nell’arte
Anche la compagnia di teatro AICP sarà al nostro fianco come cornice ed essenza, come leggerezza e coerenza; tutt’altro che decorazione. Da quando esiste mi chiedo: ma come fanno quelli che non hanno una compagnia di teatro al proprio fianco? I linguaggi dell’arte ci facilitano l’impresa – se vuoi, leggila pure come attività economica organizzata.
L’arte sarà il tessuto connettivo del Forum di Napoli, rischiando così di cadere in quella maschera o stereotipo per cui a Napoli tutti sanno cantare (cit.). Ci piace rischiare.
Grazie già da ora
E io voglio ringraziare, già ora e per sempre, tutti, dentro e fuori AICP per questo viaggio, mai interrotto: per essersi lasciati salire a bordo e per non aver lasciato fuori nessuno. La Stazione Marittima di Napoli sarà uno dei tanti approdi possibili e, se dovessimo incontrare un Minollo , che lo sappia: ci sarà posto anche per lui.
Testo di Laura Leone – Presidente AICP
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