Oggi ho incontrato un uomo felice.
Lo conosco da tanti anni, si chiama Fulvio Accurso ed è un magistrato.
Da Settembre è il Presidente di sezione del tribunale di Locri.
Fulvio è un uomo di legge, ma anche un artista. Ama dipingere e circondarsi di musica colori e bellezza.
Il giorno in cui si è insediato nel nuovo ruolo ha capito che era inaccettabile per lui lavorare in locali fatiscenti e degradati, come lo sono le tante strutture pubbliche a cui siamo abituati.
Nel giro di poche ore Fulvio ha cominciato a far fiorire le sue idee, proponendo un restauro a “costo zero” per lo stato. L’idea è stata accolta con entusiasmo dal Presidente del Tribunale e hanno aderito con lo stesso fervore il direttore delle carceri di Locri, l’ ordine degli avvocati, l’amministrazione comunale, una compagnia di Assicurazioni e tutto il personale del Tribunale.
Un’idea geniale, una colletta tra magistrati, un contributo da parte dell’ordine degli avvocati per l’acquisto dei materiali, il contributo dell’assicurazione che ha coperto i rischi gratuitamente, il tifo e supporto del personale del Tribunale e l’opera di quattro giovani detenuti del carcere di Locri, tutti a fine pena e su base volontaria, hanno dato vita al progetto “i colori della legalità”.
Il tribunale di Locri in Calabria, a seguito di questo progetto, è stato inserito quale “primo tribunale d’Italia tra le best practices del CSM” per operazioni di tal genere.
I quattro giovani in un crescendo di entusiasmo si sono impegnati, in soli due mesi, a dare un nuovo volto al tribunale, lavorando incessantemente e chiedendo il permesso di rinunciare alle ore di pausa per finire in tempo per Natale. Uno di loro era persino rattristato per lo scomputo dei giorni che lo portavano alla libertà così tanto attesa, ma non gli consentivano di terminare il progetto. Per la prima volta stava facendo un lavoro che lo nobilitava, e quella era la “sua” prima libertà.
I quattro detenuti hanno fatto qualcosa di impensabile, che ha consentito loro di riscattarsi, di meritarsi gli applausi, di sentirsi dire “grazie”.
Mentre Fulvio parlava, io lo ascoltavo attentamente e facevo qualche domanda. La scelta scardinante di cambiare, l’espressione di talenti, la sfida, il team, gli ostacoli, il coinvolgimento degli alleati, la sua gioia mi hanno ricordato un vero e proprio percorso di coaching in team, realizzato da un uomo con passione e genialità coinvolgente, senza che sapesse cos’è essere coach.
Noi professionisti attiviamo consapevolmente risorse inespresse attraverso il coaching, imitando ciò che il cuore e l’intelligenza di qualcuno fa con autenticità e spontaneità.
Oggi Fulvio mi ha detto:
“la cosa più bella è che muovi uno stagno e ognuno porta un’idea. Ne lanci una e tutti si entusiasmano! Sta cambiando il clima. In tribunale prima erano tutti tristi e demotivati, adesso sono gentili e sorridenti…Ed è solo l’inizio!
C’è chi pensa alle piante, a costruire panche di legno e il prossimo lavoro sarà quello di dedicarsi alla pittura per liberare la creatività dei detenuti e dei figli che regalano i disegni ai papà e riempire il tribunale delle loro opere (guai a chi attacca un pezzo di scotch su quelle mura, saranno quadri con cornicette e appesi come si deve!).
Ho chiesto ai quattro uomini: siete felici?
Siamo felicissimi dottore!
La legalità passa anche attraverso il progetto di creare “una cosa più bella” e credo che questa esperienza sarà una svolta che li allontanerà dal delinquere in futuro.
Ho chiesto di poterli incontrare ogni anno per avere notizie e uno di loro mi ha chiesto se può portare anche suo figlio.
Mi sono reso conto di una cosa a cui prima non facevo caso: mentre lavoriamo non ci guardiamo. Sembriamo trasparenti. Io dò un fascicolo a te e tu uno a me. Oggi mi sento “guardato” in modo meraviglioso.
Per me, per Noi… questo è un Natale autentico”
Mariateresa Arcidiaco
Reggio Calabria 26/12/2015
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